Comunità Pastorale
Padre Fumagalli, lettera di ritorno in missione
Nelle scorse settimane padre Fumagalli, missionario brugherese del Pime è rientrato in città. Come si vede dalla foto, ha potuto visitare il presepe in allestimento nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo. Questa la lettera che ha inviato al ritorno in missione.
Carissimi, come vedete dalla data, vi scrivo da Ejin, dove ho un momernto di tranquillità, finalmente, il primo dal mio arrivo a Suzana la settimana scorsa.
Otto giorni fa come oggi ripartivo da Brugherio e venivo raggiunto a Lisbona da una giovane coppia di sposi. Giulia e Stefano avevano annunciato il loro fidanzamento quattro anni fa proprio a Suzana, dove erano venuti nel conntesto dell’iniziativa del Pime chiamata “Giovani e Missione”.
Siamo rimasti in contatto. Sabato 24 Novembre ho avuto la gioia di concelebrare la messa del loro matrimonio nella Parrocchia del Rosario a Milano e poi li ho accompagnati nel loro viaggio di nozze a Suzana.
Un bellissimo dono che ha spinto molti a ringraziare il Signore le cui vie sono davvero infinite; e una bella testimonianza per i nostri giovani, tartassati dai luoghi comuni trasmessi da certe pestilenziali “telenovelas” secondo le quali “i bianchi fanno tutti a quella maniera”, per cui anche qui si assiste a un crollo di valori pressoché generale.
E’ sempre commovente per me vedere come la nostra gente di qui mi accoglie e mi dice la gioia di rivedermi, mentre domandano di voi, fanno i vostri nomi, gioiscono per le belle cose che sentono di voi e condividono la sofferenza di quelli di cui sentono che sono stati toccati dal dolore: li senti che ne sono partecipi e tutto questo dice Chiesa, dice comunione vera di vita e di speranza.
La speranza ci abita sempre, speranza che significa certezza che Dio porta avanti in noi il suo piano di salvezza, anche quando sembra che a prevalere siano altre istanze e altre prospettive. E’ la speranza vera, figlia primogenita della fede, quella che il Signore ci dona (è una virtù teologale no?) e che noi coltiviamo leggendo i molteplici segni dell’azione di Dio nella noostra vita.
Siete stati anche voi segni di questo agire di Dio, segni che ho avuto ancora una volta la gioia di leggere nei quasi due mesi che ho passato con voi.
Non so da che parte cominciare a ringraziare: vi porto tutti nella celebrazione dell’Eucaristia, che significa appunto “Azione di grazie”. Lì ci inconntriamo davvero, e ci incontriamo con Lui e in Lui, al di là della distanza nello spazio e nel tempo, al di là anche della frontiera della morte.
Molti di noi in questi tempi sono stati toccati dalla scomparsa di parenti ed amici.
Anch’io in padre Mario Baruffaldi ho visto scomparire dalla vista un carissimo amico, incontrato proprio grazie alla missione di Suzana, dove mi raggiunse dopo la morte di padre Marmugi. Non c’eravamo mai visti prima, ma nesssuno, vedendoci, ci credeva.
Le nostre strade si divisero presto, ci sono state tra noi anche vedute diverse e perfino incomprensioni, ma tutto è stato un dono, un dono che ha fatto crescere lui e me, grazie alla Missione e alla passione comune per la Parola di Dio, studiata, “inseguita”, tradotta e annunziata.
Ho avuto la gioia di rivederlo in questo tempo, poco prima che morisse: ed è stato un riandare ai comuni ricordi, leggendo in essi la mano di Dio che ci ha accompagnato, alle volte in modi anche un po’ ruvidi; perfino abbiamo parlato del futuro, delle scelte da fare per evangelizzare più in profondità, per una esperienza di chiesa più costruttiva e propositiva.
Che bello! E sapeva di avere tre giorni da vivere.
Basta, devo davvero ringraziare il Signore.
Intanto mio sono messo al lavoro. Prima di arrivare a Suzana, passando per S. Domingos, ho avuto modo di rettificare alcuni lavori e di chiarire degli interventi da fare nella ristrutturazione della “casa parrocchiale” di laggiù. Arrivato a Suzana ho trovato la missione in cammino, anche se con alcune riparazioni da fare. Sapete quale per prima? La radio, che ogni sera trasmette la Parola di Dio in Felupe e in Criolo e che da qualche settimana taceva per via di un computer vecchietto che aveva deciso di tirare le cuoia. Collegamento volante e via. Poi, con l’aiuto di Stefano, ingegnere informatico capitato a fagiolo, abbiamo installato un altro vetusto iMac che svolge egregiamente il suo servizio e ha già pronti alcuni coetanei per sostituirlo nel caso faccia cilecca. Siamo in una bottte di ferro!
Ejin, 04.12.2012
padre Giuseppe Fumagalli