I Magi adorano Gesù. Il Vangelo di Matteo (2,1-12) parla dei Magi venuti dall’Oriente per cercare il re dei Giudei dopo aver visto la stella. Poi se ne vanno per un’altra strada per non incontrare di nuovo Erode. Non ne conosciamo il numero, ma siamo abituati a immaginarne tre, di razze diverse.
Sant’Elena e Sant’Eustorgio. Sui luoghi dove siano morti e si trovino le loro tombe non si sa nulla per molto tempo. Nel quarto secolo i loro corpi vengono trovati e riconosciuti da Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino. Vengono in seguito donati a Sant’Eustorgio, che li porta a Milano, intorno al 344.
Santa Marcellina: l’arrivo a Brugherio. Seguendo il filo della tradizione orale, arriviamo a Sant’Ambrogio (Treviri, 340 – Milano, 4 aprile 397) che, come vescovo di Milano, dona tre frammenti dei corpi dei Magi alla sorella Marcellina (Treviri, 327 – Milano, 17 luglio 397), che vive con alcune compagne nella villa di campagna, posta tra Brugherio e Carugate. Col passare del tempo la casa di campagna diventa un vero e proprio monastero. Vi era (lo certifica un libro del parroco di Brugherio Paolo Antonio de Petri del 1794) un mattone che riportava la data del 1098 come anno della sua costruzione.
Barbarossa: i corpi da Milano a Colonia. Altro momento importante avviene pochi decenni dopo: Federico Barbarossa, in lotta contro Milano, distrugge la città e riesce a scovare i corpi dei Magi, che erano stati inutilmente nascosti. Verso la fine di giugno del 1164 Rainaldo di Dassel, arcicancelliere imperiale, porta le preziosissime reliquie a Colonia.
Intanto le monache rimangono nel “monastero di Sant’Ambrogio di Carugate” a lungo. Nel XIV secolo però si trasferiscono a Milano, pur continuando a rimanere proprietarie del complesso e di molti terreni circostanti. L’oratorio, cioè la chiesa delle Monache, va in rovina e viene utilizzato come deposito.
Il ritrovamento a Sant’Ambrogio. Il 14 maggio 1592 (si legge negli atti della visita ora conservati negli archivi diocesani) l’arciprete di Monza Camillo Aulario, in visita al monastero, trova le reliquie attribuite ai Magi. Vorrebbe portarle a Monza, ma il suo rimane solo un desiderio. Infatti don Francesco Bernardino Paleario, parroco di San Bartolomeo dal 1592 al 1618, si attiva affinché le monache concedano le reliquie alla sua parrocchia.
Le reliquie restano a Brugherio. Le trattative si sbloccano (come testimoniato da un documento conservato nel Fondo di religione dell’Archivio di Stato) il 22 aprile 1613, quando il curato sottoscrive, alla presenza di importanti rappresentanti della parrocchia, l’impegno a custodire, conservare e venerare quelle reliquie così importanti.
La traslazione. Dopo poco più di un mese, il 27 maggio, la popolazione di Brugherio accompagna solennemente le reliquie dalla chiesetta di Sant’Ambrogio alla chiesa parrocchiale di San Bartolomeo.
Il reliquiario degli “umitt”. Passano pochi anni e le reliquie ottengono una sistemazione adeguata: viene infatti realizzato il reliquiario che ancora oggi le custodisce, quello che chiamiamo in dialetto brugherese Umitt, cioè “ometti”. Lo attesta la registrazione della visita pastorale (ora nell’archivio diocesano) effettuata dal cardinale Federico Borromeo il 6 luglio 1621. Nel secolo successivo viene aggiunto il piedistallo, meno elegante e fine rispetto alla parte superiore.
L’altare di legno. Il culto verso i Magi porta alla costruzione di un altare in legno (è descritto negli archivi parrocchiali di San Bartolomeo) dedicato a loro nella nuova chiesa parrocchiale di San Bartolomeo dopo l’ampliamento del 1939. Esso è realizzato in modo che possa ospitare il reliquiario, che però viene esposto raramente per motivi di sicurezza.
L’altare di marmo, voto per la guerra. Verso la fine della Seconda guerra mondiale, il parroco don Giuseppe Camagni promette di far ricostruire l’altare dei Magi in marmo se Brugherio sarà risparmiata dai disastri della guerra. Il 12 ottobre 1946 don Giuseppe celebra la messa sull’altare rifatto in marmo.
Il nuovo altare “Cercatori di Dio”. Il prossimo 5 gennaio, alla presenza dell’arcivescovo Angelo Scola, l’altare sarà rinnovato con il posizionamento di una copia fedele del reliquiario, diventando così simbolo dell’uomo “cercatore di Dio”.